Il tratto lucano

Il tratto lucano

La peggior tempesta di questi giorni non è dovuta, come si potrebbe credere, a questioni atmosferiche. Neve e ghiaccio non sono nulla se paragonati alla tormenta verbale che, per restare in tema, «si è abbattuta sulla Penisola».

Giornali, tv, radio e siti hanno descritto il maltempo inondando il Paese di luoghi comuni. Mai, credo, si era vista un’alluvione del genere. Di colpo ci siamo ritrovati impantanati in espressioni che nessuno, sano di mente, userebbe mai nelle conversazioni di tutti i giorni.

La strada è rimasta chiusa di notte? Macché: era «intransitabile nelle ore notturne». Di giorno le cose andavano meglio? Ma no! Piuttosto, «il quadro diurno registrava miglioramenti». Con le strade ghiacciate meglio andar piano? Niente affatto: è invece «necessario prestare la massima prudenza». Ditemi voi: chi, al mattino, saluta il marito o la moglie pregandolo di prestare, nel «trasferimento al luogo di lavoro», la «massima prudenza»? E ancora, qual è il pazzo che, invece di «tempaccio», parla di «condizioni proibitive»? Dove si annida il criminale che, prima di imboccare l’autostrada, si augura di «non incontrare rallentamenti lungo il tratto lucano della A3». D’altra parte, per costui, non «nevica in collina», no di certo: «le precipitazioni nevose», secondo lui, «raggiungono quote collinari», e la sua preoccupazione principale è che «nelle prossime ore» non sia «atteso un peggioramento del vortice depressionario». Roba da scaraventarlo sotto un Tir. Lungo il tratto lucano, si capisce.

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