In casa

In casa

Ieri, 12 luglio 2012, il servizio della Bbc World - l’ufficio internazionale dell’emittente radiotelevisiva britannica - ha trasmesso il suo ultimo bollettino dalla sede storica, la Bush House di Londra, occupata per settanta anni filati. La notizia potrebbe ben essere accompagnata da un gioviale "chissenefrega" se non fosse che ci consente di parlare della Bbc e parlare della Bbc, a sua volta, permette di scivolare sull’argomento Rai.

Prudente, paludata al punto che un giornalista può finire nei guai per aver indossato una cravatta rossa nel dare notizia della scomparsa della Regina Madre, la Bbc è tuttavia ancora un modello, uno standard, per usare l’espressione inglese, di come dovrebbe essere il servizio pubblico in fatto di emittenza radiotelevisiva.

Il riferimento è in particolare al servizio World, al quale, tra l’altro, si accede in viaggio dai televisori piazzati nelle camere d’albergo. Da esso, lo spettatore-viaggiatore ricava ogni informazione gli può interessare: sul tempo, tanto per incominciare, sull’andamento dell’economia e, non da ultimo, sulle guerre civili e no che possono sempre scoppiare da un momento all’altro e che hanno una fastidiosa tendenza a turbare anche la vacanza meglio pianificata.

Un servizio inglese per telespettatori inglesi, senza dubbio, e tuttavia il titolo-missione "World" è perfettamente rispettato, perché i reportage provengono da ogni angolo del globo e tutti rispondono a curiosità o interessi che possono coinvolgere un pubblico internazionale.
Immaginiamo che, per un cittadino britannico, accedere al servizio Bbc World da ogni parte del mondo significhi avere la certezza di ritrovarsi casa sua. In questo, è molto diverso dal telespettatore italiano il quale, quando si collega alla Rai, di colpo ha la sensazione che casa sua sia stata occupata da qualcun altro.

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