In discussione

In discussione

È una delle espressioni più amate da quanti, per una ragione o per l’altra, vengono intervistati  con frequenza dai giornalisti. I quali giornalisti, a loro volta, amano riportarla altrettanto spesso e senza pensarci due volte, quasi che, nella tastiera del loro computer, ci fosse un bottone a essa destinato: basta premerlo perché la locuzione compaia, al completo, negli articoli.
Si tratta dell’espressione «mettersi in discussione». L’ha usata di recente, tanto per fare un esempio, il portiere della Juventus e della nazionale Gigi Buffon, di questi tempi in bacino di carenaggio per alcune riparazioni. Commentando la notizia dell’arrivo di Toni, attaccante, in bianconero, Buffon ha detto: «Se è venuto è perché ha voglia di mettersi in discussione». Che cosa stia a significare «mettersi in discussione» e perché qualcuno, Toni compreso, dovrebbe aver voglia di farlo, è uno dei grandi interrogativi senza risposta del linguaggio contemporaneo.
Nel caso di Toni, poi, c’è poco da "discutere": egli passa da una squadra all’altra, forse anche in ragione di emolumenti maggiorati, e il bilancio della sua stagione lo si baserà sul numero di gol segnati e non su un sia pur immaginifico dibattito a lui dedicato. Buffon, credo, questo lo sa bene ma visto che parlare così accontenta i giornalisti non vede ragione per fare altrimenti. Certe cose, dopo tutto, non è compito suo metterle in discussione.

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