In viaggio

In viaggio

Sin da che ho memoria, il trasporto pubblico, in Italia, non è mai stata una passeggiata. Si potrebbe dire: magari fosse una passeggiata! Saremmo almeno arrivati da qualche parte, risultato che, con il trasporto pubblico, non è affatto scontato.

Lungi dunque dall’essere una passeggiata, il trasporto pubblico è un lento e affannoso passaggio da una situazione sgradevole a un’altra. Immaginiamo un itinerario tipico: il viaggiatore, abbandonata la vita "borghese", raggiunge la stazione che, senza dubbio, è una perfetta metafora della porta dell’inferno: «Per me si va tra la perduta gente». Perduta, appunto, perché mai giunta a destinazione.

Ma il perdersi, per il viaggiatore, è un processo lungo, che incomincia appunto in stazione, tra neon ingialliti, afrori di cloaca, edicole chiuse, personaggi equivoci con la sigaretta pendente dal labbro floscio e personaggi equivoci senza sigaretta pendente dal labbro floscio che lo avvicinano per chiedergli se ha una sigaretta. Immersa in questo habitat per un periodo che può essere lungo o ancora più lungo - un tempo che prende il nome tecnico di "ritardo" - la resistenza del viaggiatore incomincia a venir erosa. Presto la sua dignità fisica franerà come sabbia sotto l’urto di un’onda marina ed egli si sorprenderà a compiere atti di cui mai si sarebbe creduto capace, come ingurgitare con avidità un panino di plastica ricevuto direttamente dalle mani di uno streptococco con licenza di venditore ambulante, o espletare le più intime funzioni in un sotterraneo che sembra un obitorio abbandonato da anni.

Ciò che resta del viaggiatore è ormai pronto a salire sul mezzo di trasporto. Le sue difese fisiche, psichiche e morali sono abbattute ed è pronto a subire il trattamento che lo annienterà completamente. Ma di questo, se avete stomaco e coraggio, parleremo domani.

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