Inchiodata

Inchiodata

Ultima a subire il trattamento, ieri, la sventata rossa inglese Sarah Ferguson, ex moglie del principe Andrea, filmata mentre intascava una mazzetta di quarantamila dollari passatale da un giornalista fintosi imprenditore.
«Inchiodata» hanno subito riferito i media italiani, perché è questa l’espressione che si usa in questi casi. Giornali e tv si compiacciono di «inchiodare» qualcuno quando un filmato, una registrazione audio, un’intercettazione telefonica o una testimonianza inconfutabile sembrano lasciarlo senza via d’uscita. Proprio come la duchessa alla quale, davanti a prove tanto schiaccianti, non resterebbe che una tesi da sostenere: fingere di aver accettato la mazzetta al solo scopo di smascherare il tentativo di corruzione da parte di un giornalista che lei sapeva essersi travisato da imprenditore. Nessuno le crederebbe, manco a dirlo. Soprattutto, per i media italiani Sarah continuerebbe a essere «inchiodata». Perché, quando qualcuno la combina grossa e, soprattutto, si fa beccare, i giornalisti non vedono l’ora di sostituirsi ai giudici e di processarlo. «Inchiodare» è il verbo più adatto a questa forma di giudizio irrituale che, duole dirlo, a malapena travisa un certo compiacimento.
Un’osservazione trascurabile, forse, proprio quando una legge strampalata vorrebbe ridimensionare il diritto dei giornalisti di pubblicare quanto sanno. Mi piacerebbe allora che la faccenda si potesse risolvere così: la politica toglie di torno la legge e, in cambio, la stampa si impegna a «inchiodare» meno la gente.

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