Indecisioni

Dire che i tempi sono incerti è dire niente. I tempi sono incerti per definizione. Da sempre. Tutto sta a vedere che cosa li rende tali. Tra i vari accidenti si contano epidemie, incidenti, terremoti, alluvioni, era glaciali, guerre, rivoluzioni, siccità e trasmissioni condotte dal principe Emanuele Filiberto di Savoia. Da che mondo e mondo, inoltre, anche l'assetto - o il dissesto - politico può contribuire all'incertezza dei tempi.

Adesso, però, si esagera. Non tanto perché la politica cerca di imporci ristrettezze, e austerità nelle spese e nelle forme. Piuttosto, è l'indecisione a ucciderci. Uno può uscire di casa, al mattino, laureato, regolarmente congedato dal servizio militare, esentato oppure obbligato al pagamento del ticket, lavoratore autonomo o dipendente, prossimo alla pensione, titolare di impiego fisso, invalido, cassaintegrato, statale o privato, e rientrare la sera in condizioni completamente stravolte.

Può capitare di venir raggiunti in ufficio dalla telefonata di un familiare: «È passato uno del governo a chiedere un contributo di solidarietà». Mezz'ora più tardi, altro squillo: «Quello del governo è tornato: ha detto di lasciar perdere il contributo di solidarietà ma si è portato via l'orologio del nonno». Tre quarti d'ora dopo: «Non ci crederai! Si è rivisto quello del governo: ha restituito l'orologio ma ha voluto la collezione di francobolli e ha messo i sigilli al frigorifero». «Ma perché?» «Non se lo ricordava. Ha detto che se gli viene in mente o se cambia idea chiama entro le dieci e mezza».

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