E’ del tutto naturale incominciare un nuovo anno coltivando un desiderio di ordine e pulizia. Con questo intendo dire che, nell’animo umano, la boa del calendario è sempre avvertita come un’occasione per liberarsi di vecchie, poco salubri abitudini e intraprendere uno stile di vita, se non precisamente monastico, quanto meno più sobrio e razionale.
Molti di questi propositi, già lo sappiamo, finiranno in niente, travolti dalle tentazioni, dalla fretta, dalle più incrostate routine che, come un’onda lunga sulla spiaggia, cancellano l’impennarsi della nostra volontà. Ecco, pur sapendo che sarà impossibile imprimere al mio stile di vita una svolta dettata semplicemente dal cambio di calendario, c’è un proposito al quale davvero gradirei attenermi per i prossimi mesi. Una risoluzione, per la verità, molto semplice: vorrei impormi di diventare sordo. Non del tutto sordo, per carità: aspirerei a una sordità selettiva, ovvero alla possibilità di escludere dalla mia tromba di Eustachio e da tutte le altre componenti dell’apparato uditivo ogni vibrazione che riporti messaggi elettorali.
La cosiddetta campagna elettorale è infatti entrata nella sua fase più rumorosa, pettegola e molesta, ovvero quella degli affannosi e approssimativi appelli tesi a conquistare il voto degli indecisi. Una fase del tutto inutile: sia per chi ha già deciso l’orientamento del suo voto, che da questo guazzabuglio di strepiti non otterrà alcuna indicazione per cambiare o confermare la sua decisione, sia per chi non ha deciso affatto: in tali disordinati appelli non potrà infatti trovare nulla di razionale intorno al quale formare una convinzione degna di questo nome. Meglio farebbe, l’indeciso, a leggere libri, compulsare rassegne stampa e scorrere pagine web allo scopo di ricostruire azioni e principi dei candidati: lì, forse, riuscirà a scovare qualcosa di utile. E se ancora risulterà dubbioso potrà sempre andare in giro a testa alta: indeciso è una cosa, fesso un’altra.
Molti di questi propositi, già lo sappiamo, finiranno in niente, travolti dalle tentazioni, dalla fretta, dalle più incrostate routine che, come un’onda lunga sulla spiaggia, cancellano l’impennarsi della nostra volontà. Ecco, pur sapendo che sarà impossibile imprimere al mio stile di vita una svolta dettata semplicemente dal cambio di calendario, c’è un proposito al quale davvero gradirei attenermi per i prossimi mesi. Una risoluzione, per la verità, molto semplice: vorrei impormi di diventare sordo. Non del tutto sordo, per carità: aspirerei a una sordità selettiva, ovvero alla possibilità di escludere dalla mia tromba di Eustachio e da tutte le altre componenti dell’apparato uditivo ogni vibrazione che riporti messaggi elettorali.
La cosiddetta campagna elettorale è infatti entrata nella sua fase più rumorosa, pettegola e molesta, ovvero quella degli affannosi e approssimativi appelli tesi a conquistare il voto degli indecisi. Una fase del tutto inutile: sia per chi ha già deciso l’orientamento del suo voto, che da questo guazzabuglio di strepiti non otterrà alcuna indicazione per cambiare o confermare la sua decisione, sia per chi non ha deciso affatto: in tali disordinati appelli non potrà infatti trovare nulla di razionale intorno al quale formare una convinzione degna di questo nome. Meglio farebbe, l’indeciso, a leggere libri, compulsare rassegne stampa e scorrere pagine web allo scopo di ricostruire azioni e principi dei candidati: lì, forse, riuscirà a scovare qualcosa di utile. E se ancora risulterà dubbioso potrà sempre andare in giro a testa alta: indeciso è una cosa, fesso un’altra.
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