Inno alla gioia

Inno alla gioia

Sono giorni di esultanza. Non per tutti, si capisce: solo per chi partecipa alle Olimpiadi. E, anche lì, per una ristretta cerchia: quella di chi ha conquistato una medaglia. Due volte quarta, la povera Tania Cagnotto non ha per esempio alcuna ragione di esultare.

Ma il mondo celebra i vincitori e dunque, alle Olimpiadi, vediamo soprattutto esultanze. Abbiamo visto esultanze scomposte, esultanze trattenute, esultanze commosse ed esultanze gioiose. Ci sono state esultanze europee ed esultanze asiatiche, australiane, americane e africane: ognuna con il suo carattere continentale.

Eppure, l’esultanza più bella di questi giorni non arriva da Londra. La si è vista in un video girato nella sala di controllo di Curiosity, la sonda spaziale che, ieri, ha toccato il suolo di Marte dopo una rischiosissima manovra di discesa durata sette minuti. Nel video, i volti dei responsabili tecnici della missione passano dalla tensione all’euforia, dalla concentrazione alla gioia in una frazione di secondo. C’è perfino uno di loro che, accortosi primo fra tutti del positivo esito della manovra, esplode di gioia come un centometrista frettoloso, salvo poi ricomporsi quando si accorge che nessuno lo segue. Ma infine la gioia dilaga: irrefrenabile, contagiosa, fanciullesca. Hanno ragione, i tecnici, di essere contenti: la loro sonda è arrivata intatta a destinazione, atterrando nel punto designato attraverso una traiettoria definita "cruna di un ago" imboccata a una velocità iniziale di ventimila chilometri all’ora. Capirete che una cosa del genere dia soddisfazione, anche più del parcheggiare la Punto con una manovra sola.

La felicità dei tecnici della Nasa è dunque quella di un vero team, poco muscolare ma molto unito; è la gioia di chi ha fatto un bel lavoro e ne gioisce con gli altri. Un momento al quale è piacevole assistere perché raro. Raro come un parcheggio a ventimila chilometri all’ora.

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