Proprio uno di quei titoli che fanno un figurone in testa alle homepage dei siti del giornali nazionali perché danno l’impressione di fotografare la realtà per intero e, nello stesso, tempo fanno apparire il giornale medesimo come socialmente coinvolto. Il titolo, apparso ieri, è questo: “Quasi 5 milioni di poveri assoluti. Aumentano i bambini, sono il 12,5%”.
Nel pubblicare un titolo del genere, il giornalista può quasi “vedere” la reazione pavloviana dei lettori. Essi, a seconda delle loro convinzioni politiche, offriranno - nel pensiero ma più spesso con un commento online - la loro soluzione allo scandaloso problema. C’è chi dirà che si risolverà ogni cosa cacciando gli immigrati, chi suggerirà invece la cacciata dei politici e chi, per non sbagliare, opterà per la simultanea defenestrazione di entrambi. C’è poi chi dice che bisogna votare a destra, molto più a destra: a destra quanto una spiaggia di Chioggia. E c’è anche chi replicherà che, no, la soluzione sta nel votare a sinistra, molto più a sinistra: e qui mancano spiagge a cui fare riferimento se non, forse, il bagnasciuga di Cuba.
Pochi, temo, realizzeranno la portata storica ed etica della notizia. E cioè che se nei secoli scorsi la povertà, ancorché ingiusta e infame, era connaturata alla presenza umana sul globo, oggi - per le risorse in campo, per la crescita culturale e tecnologica, essa è inaccettabile, simbolo - concretissimo - di sconfitta e ignavia. Le soluzioni da tastiera non sono dunque soluzioni ma insulti. Insulti, letteralmente, alla miseria.
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