Intenzione di voto

Intenzione di voto

Capita, in questi giorni elettorali (ma quali giorni non sono elettorali?) di sentirsi un po’ come microbi al microscopio. Prima che qualcuno si offenda, mi spiego: l’interesse della politica (e non solo) a conoscere in anticipo le intenzioni di voto della gente fa sì che, in un certo senso, siamo tutti sotto esame. Veniamo scrutati - è questa, credo, la parola esatta - in modo che prima di andare a votare si sappia già per chi intendiamo votare, così che chi non intendiamo votare abbia modo di inventarsi qualcosa per farsi votare da noi.

La politica è dunque un poco come l’artiglieria. I partiti alzano il tiro, sparano un colpo e, con i binocoli allineati in trincea, guardano dove va a cadere. Se il colpo è arrivato troppo lungo, correggono alzando ancora il tiro, se è troppo corto, lo abbassano. A ogni bordata, un controllo, ovvero un sondaggio per accertarsi della precisione del bombardamento.

Così, almeno, in teoria perché, sia che ci si voglia paragonare a organismi microscopici sotto la lente, sia a una massa generica fatta bersaglio di cannonate, i risultati dei sondaggi, ampiamente riferiti nei salotti televisivi, suonano sempre un po’ fasulli. Sarà forse perché queste osservazioni avvengono sempre un poco da lontano, con quel tanto di distacco clinico che introduce, inevitabilmente, una distorsione e un eccessivo margine di errore.

Potrebbe aiutare la precisione di questi riscontri se i sondaggisti si avvicinassero un poco di più ai sondaggiati. Pensavo questo proprio ieri sulla banchina di una stazione, al freddo, tra un treno cancellato e l’altro, senza nessuno che si preoccupasse di informare me, e numerosi malcapitati come me, su quali altre disgrazie potevamo contare per la giornata. Ecco, in quel momento sarebbe stata opportuna la comparsa di un sondaggista. Credo che tutti noi viaggiatori allo sbando gli avremmo volentieri comunicato, in coro, la nostra più recente intenzione di voto.

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