Inverno quasi

Inverno quasi

«Alle nove di mattina faceva già caldo. Maigret, in maniche di camicia, scorreva svogliatamente la posta, lanciando ogni tanto un'occhiata fuori dalla finestra. Non un fremito agitava le fronte degli alberi sul quai des Orfèvres e la Senna era piatta e liscia come seta».

Ci sono poche certezze quanto quella che accompagna l'apertura di un romanzo di Maigret: Georges Simenon, l'autore, non avrà mancato di fare un accenno al tempo. Il nevischio dell'inverno, la brillantezza della primavera, il caldo afoso dell'estate, il selciato lucido di pioggia in autunno: la scelta del clima conferisce alla storia una precisa atmosfera, spesso imponendo anche una bevanda appropriata che il commissario, ostinato e fedele, consumerà fino all'ultima pagina. Nel nostro caso - l'incipit riportato è quello di “Maigret et l'homme tout seul” - la bevanda sarà la birra, il cui primo bicchiere viene scolato a pagina 19.

Questa certezza - la puntuale immersione in un preciso contesto climatico - rende l'esperienza della lettura euforica e confortante insieme. Simenon usa il tempo atmosferico come un personaggio della storia, quello che, con il suo umore festivo o malinconico, imporrà il tono di tutta la vicenda: una sorta di soffuso narratore.

In queste giornate di dicembre, c'è da chiedersi quale romanzo stia cercando di raccontarci il tempo. Come narratore, non sembra affatto avere le idee chiare e se si aspetta un aiuto da quaggiù, starà fresco. Il che non sarebbe fuori luogo: dopo tutto è quasi inverno.

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