Sempre puntuale, l’Ansa riferisce di un incontro alla Farnesina tra il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini e il suo omologo islandese Ossur Skarpheoinsson. Fatto salvo un banale incidente (Frattini ha dovuto ricorrere a un otorinolaringoiatra dopo aver cercato, contro l’opinione dei suoi assistenti, di pronunciare il nome dell’ospite senza l’aiuto di un interprete), l’incontro è andato a gonfie vele e si è rilevato molto produttivo.
Italia e Islanda hanno parecchio di cui discutere. In particolare, il nostro Paese è intenzionato a mettere a frutto la lezione islandese in un preciso campo: quello finanziario. Tema dell’incontro alla Farnesina, infatti, era il seguente: «Come fare bancarotta e uscirne con classe».
Ricorderete che, molti mesi fa e senza neppure il contributo di Giulio Tremonti, l’Islanda si ritrovò prossima al baratro del dissesto finanziario. La soluzione, brillante, fu di indire un referendum popolare: «Volete voi pagare i debiti che il Paese ha con le banche straniere - in particolare britanniche e olandesi - o preferite sbattervene un bel paio di salmoni affumicati?» Risultato: gli islandesi preferivano sbattersene i salmoni e benché gli esperti di diritto internazionale avessero tutti preso a grattarsi la testa, i nordici isolani tirarono dritti per la loro strada.
Si tratta ora di trovare una via italiana al referendum islandese. Conoscendoci, più che a un processo democratico dovrebbe assomigliare al gioco delle tre carte. Ma poco importa: basta non pagare.
Italia e Islanda hanno parecchio di cui discutere. In particolare, il nostro Paese è intenzionato a mettere a frutto la lezione islandese in un preciso campo: quello finanziario. Tema dell’incontro alla Farnesina, infatti, era il seguente: «Come fare bancarotta e uscirne con classe».
Ricorderete che, molti mesi fa e senza neppure il contributo di Giulio Tremonti, l’Islanda si ritrovò prossima al baratro del dissesto finanziario. La soluzione, brillante, fu di indire un referendum popolare: «Volete voi pagare i debiti che il Paese ha con le banche straniere - in particolare britanniche e olandesi - o preferite sbattervene un bel paio di salmoni affumicati?» Risultato: gli islandesi preferivano sbattersene i salmoni e benché gli esperti di diritto internazionale avessero tutti preso a grattarsi la testa, i nordici isolani tirarono dritti per la loro strada.
Si tratta ora di trovare una via italiana al referendum islandese. Conoscendoci, più che a un processo democratico dovrebbe assomigliare al gioco delle tre carte. Ma poco importa: basta non pagare.
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