Ivan il sensibile

Ivan il sensibile

Ci sono personaggi che, per giorni e giorni, riempiono ogni angolo delle cronache per poi sparire e non dar più notizie di sé. Uno di questi è Ivan Bogdanov, l'ultrà serbo che, anche in virtù della sua stazza, occupò per intero le cronache interrompendo, alla testa dei suoi bravi, una partita della sua nazionale contro la nostra allo stadio di Genova. Tanto improvvisa fu la sua irruzione, quanto repentina la sua scomparsa: condannato, si eclissò dietro il portone di Marassi (il carcere, non lo stadio) e di lui non si parlò più. Eppure, a qualcuno potrebbe pure venire la curiosità di sapere che cosa ne è stato. Ebbene, ci offre occasione di tornare a occuparci di lui la notizia della scarcerazione e il rimpatrio a Belgrado, dopo che l’Italia, già ricca di energumeni per conto suo, ha formalmente declinato l’offerta di importarne dall’estero. «Prometto di essere buono» ha dichiarato Ivan, aggiungendo: «Voglio solo riprendere il mio lavoro in un negozio di antiquariato».
È a questo punto che i giornalisti sono caduti nella trappola del pregiudizio. «Antiquariato?» si sono chiesti, «Che cosa ne sa un bestione del genere di antiquariato?» Davvero una mentalità provinciale: al contrario, che cosa potrebbe mutilare Ivan della sensibilità necessaria ad apprezzare un mobile antico? Che cosa potrebbe impedirgli di godere davanti all’eleganza di un trumeau stile 700 veneziano? Che cosa potrebbe trattenerlo dall’ammirare la sobria eleganza di una poltroncina Chippendale, la scattante eppur tornita nervatura dei suoi intagli? E, naturalmente, dallo spaccarci l’uno e l’altra sulla testa?

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