La banda degli onesti

Qui lo dico e qui non lo nego: vi lascio i Corrieroni e le Repubblicone, le Cnn e i New York Times. In cambio, mi tengo tutta la stampa locale. Meglio ancora, quella localissima: la stampa di quartiere, le gazzette dell’androne, i messaggeri di portineria. Solo in questi scrigni dell’informazione si trovano notizie degne, per così dire, di essere vissute.

Ecco una notizia fresca fresca riportata dal Corriere di Romagna: a San Marino si lamentano perché «gli italiani» non pagano le multe. Forse gli abitanti dell’antica rocca si considerano più vicini ai norvegesi o agli aborigeni australiani ma non avrei esitazioni a smentirli: poco importa il passaporto, poco importa la millenaria storia della minuscola Repubblica del Titano, e poco importano i francobolli con cui, da sempre, essa invade le collezioni della Penisola: per lingua, cultura, abitudini e vizi, i sammarinesi sono italiani tanto quanto noi.

È proprio per questa ragione che la notizia risulta tanto interessante. A San Marino, nel lamentarsi perché «gli italiani» non pagano le multe prese nel loro territorio, fanno osservare come loro, i sammarinesi (ma in realtà, come abbiamo visto, italiani in tutto e per tutto), le contravvenzioni buscate in Italia le pagano eccome. Da questo, per logica, si deduce che se gli italiani in quanto tali non pagano le multe, gli italiani in quanto sammarinesi le onorano con regolarità. Di conseguenza, basterebbe chiamare gli italiani in modo diverso per fare in modo che diventino, di colpo, cittadini rispettosi della legge.

Decenni, se non secoli, di indisciplina, lassismo, furberia e inciviltà verrebbero ribaltati con un semplice artificio linguistico. Resta il problema di come chiamare gli italiani se non italiani. So bene che, qui al Nord, qualcuno avrebbe già in mente una soluzione ma, rispettosamente, faccio presente che qui si tratta di rinominare tutti gli italiani e non solo una parte di essi. Un problema non da poco, a meno che "Banda degli onesti" non suoni troppo ironico.

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