La cena

La cena

A mia moglie gliel’ho detto e ripetuto: «Non è che muoia dalla voglia di avere questa gente per casa. Ma devo farlo». Non sembra convinta: «Perché proprio tu?» «Non io», le ho spiegato: «ma anch’io, con gli altri miei colleghi».
Dovrei premettere che mia moglie non è italiana di nascita e certi meccanismi ancora le sfuggono. Per esempio, trova curioso che eventuali sommovimenti parlamentari, capaci di modificare l’assetto politico del Paese e, di conseguenza, intervenire sul modo in cui i cittadini vengono governati, risultino pianificati durante la cena a casa di un giornalista. «Veramente - lo ho detto - neppure io ne ero a conoscenza ma, evidentemente, è così. Sarà meglio, dunque, tenersi pronti. Io, in qualità di giornalista, potrei essere chiamato in servizio: potrebbe essermi richiesta una cena in piedi per sistemare una crisi in Basilicata, oppure un tè pomeridiano per rimediare a una frizione interna del Pdl molisano. Non si sa mai». Neppure di fronte a queste considerazioni, la mia signora si è convinta. Allora le ho mostrato un giornale e le ho indicato le foto di Bruno Vespa, Silvio Berlusconi e Pierferdinando Casini. Ha indicato la foto di Vespa: «Vuoi dire che questo qui con tutti i nei in faccia potrebbe venire a cena a casa nostra?» «No», ho risposto, «non lui: gli altri due». «Allora preferisco quello con i nei».
Ho sospirato. Non è la prima volta che mia moglie manifesta una così disarmante ignoranza nei confronti della politica italiana. Si direbbe che, come cena, le risulti indigesta.

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