La collina

La collina

Supponiamo che dalla vostra finestra riusciate a vedere il profilo di una collina. Come credete che, questa sera, festeggerà l'arrivo dell'anno nuovo? Non c'è bisogno di pensarci, per rispondere: le colline non festeggiano l'anno nuovo. Se per questo, non festeggiano neppure i nuovi millenni. Non hanno coscienza del tempo che passa, non lo dividono in frammenti e pertanto non hanno nulla da celebrare quando, ogni tanto, passa un frammento più grosso degli altri. Questo non significa che siano affrancate dal tempo. Ne sono immerse anche loro e anche loro, come noi, ne vengono condizionate: nascite e morti - vegetali e animali - si alternano sulla collina così come accade nel mondo degli uomini.

La collina, ovviamente, ha ragione a non celebrare. La nostra festa è astratta e impalpabile: non celebra il tempo che passa, ma elegge al trono, capricciosamente, soltanto un episodio della sua progressiva misurazione convenzionale.

Nonostante ciò la domanda resta: meglio diventare colline, e ignorare con rocciosa indifferenza e saggio mutismo lo scorrere del cronometro, oppure rimanere uomini, paurosi e impavidi come a un tempo siamo, e a un'arbitraria consuetudine affidare speranze, proponimenti, auguri e perfino malauguri, nella illogica convinzione che tutto ciò ci terrà vivi, ci farà migliori, aiuterà i nostri amici e sconfiggerà i nostri nemici? Non c'è scelta, in verità e probabilmente è meglio così. Ma se dalla finestra una collina si vede sarà meglio, ogni tanto, guardarla. Auguri.

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