La Colpa

La Colpa

Resto sorpreso, sbalordito addirittura, nel notare con quanta rapidità può nascere un dissidio. A volte occorre, letteralmente, un nulla: un’espressione fraintesa, un’antipatia di pelle, il passaggio aereo di un pregiudizio. Una volta scoccata la scintilla, è quasi certo che il dissidio diventerà un incendio. Dal disaccordo su un particolare, su uno specifico evento, la frattura generalizza: diventa "noi" contro "loro", si fanno proclami assoluti, si teorizzano superiorità storiche e ingiustizie ancestrali.

L’ho notato seguendo il dibattito tra i lettori aperto da una notizia pubblicata in questo giornale: la morte di una bimba di due mesi in un incidente stradale. A causare l’incidente, in territorio italiano, un cittadino svizzero alla guida di un’auto.

Esaurite le doverose condoglianze alla famiglia della bimba, i lettori hanno innescato una serie di commenti di magnitudine crescente. Prima le accuse allo svizzero, per la sua guida pericolosa, poi agli svizzeri tutti, «che in Italia fanno quello che gli pare». Poi contro le forze dell’ordine italiane, accusate di lassismo: «Qui non ci sono mai controlli, non si vedono pattuglie, tutti se ne fregano». Ma altri replicano che non servirebbero le forze dell’ordine se tutti rispettassero il Codice della strada e «a noi manca la coscienza civica», e quella non si impone con le multe. «Non è vero» dice un altro, «perché gli svizzeri non fanno sempre così: solo da noi corrono come pazzi, tanto nessuno li ferma». Qualcuno fa notare che dire che «gli svizzeri corrono» è come dire che «i rom rubano» e i genovesi sono tirchi: tutti pregiudizi, tutto razzismo. «Razzismo a chi?» ruggisce il primo: «E’ che voi siete buonisti». E  via così in un vortice esponenziale di accuse sempre più vaste, a categorie, a derrate, a pezzi di umanità, a sfere che si rinfacciano mastodontiche colpe primarie. Così: «La Colpa è tua».

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