La compagnia è bella

La compagnia è bella

Dopo la sconfitta con l’Uruguay (3-0), seguita al pareggio con il Messico (1-1), la stampa è concorde nell’affermare che per il Sudafrica il mondiale è già finito. Peccato che sia proprio il Sudafrica a organizzare l’intera faccenda e a ritrovarsi nella malinconica posizione del bambino che, pur avendo portato il pallone, non viene fatto giocare per manifesta inferiorità.
Non credo che la sensibilità sia il tratto più evidente del movimento calcistico ma, se così fosse, non c’è chi non veda come il proseguimento del torneo diventerà via via sempre più imbarazzante. Sarà come insistere nel rimanere al party quando il padrone di casa, afflitto da un tremendo mal di testa, non vede l’ora che gli ospiti se ne vadano. Tra un po’ li noteremo, i sudafricani, aggirarsi per i gironi, e poi per gli ottavi, i quarti, le semifinali e infine la finalissima, raccogliendo i piatti e i bicchieri sporchi di una festa alla quale non possono più partecipare e che pertanto desiderano finisca il più presto possibile. Li sentiremo tossicchiare, quasi a dirci «cerchiamo di fare in fretta», «sbrighiamoci, please», «si è fatto tardi», «la compagnia è bella...»
Naturalmente, poco o nulla di tutto ciò importerà a chi sarà arrivato agli ottavi, ancor meno a quelli che approderanno ai quarti e alle semifinali. Quanto alle finaliste, della seccatura del Sudafrica se ne faranno un baffo. Il che è arrogante e crudele ma - diciamola tutta - almeno fa giustizia delle insopportabili trombette.

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