Fu una crociera meravigliosa. Salpati da Genova, nel giro di pochi giorni ci schiantammo sulle coste di Elba, Giglio, Stromboli e Lampedusa, dove ci attendevano un migliaio di clandestini etiopi e una moldava. Il capitano doveva essere proprio quel famoso Schettino perché, ogni volta che la nave si sfracellava nel porto, a chi gli faceva notare gli ingenti danni egli rispondeva con un serafico «vabbuò».
Davanti alle coste di Tripoli, la popolazione locale ci salutò con un allegro cannoneggiamento che cessò solo quando il capitano minacciò di effettuare un "inchino" della nave. Ad Atene, con abile manovra, Schettino mandò la prua a schiantarsi dritto nel Partenone. Visitammo la città, divertendoci nello schivare le molotov che polizia e manifestanti si scambiavano in giocoso palleggio. Impossibilitati a proseguire nell’Adriatico - completamente gelato - tornammo indietro per superare Gibilterra e costeggiare il Portogallo, dove accogliemmo a bordo alcuni profughi che avevano preso il mare a bordo di zattere costruite incollando pile di bond governativi.
Continuammo nella navigazione - Schettino affettò un peschereccio spagnolo e squartò una petroliera olandese («Vabbuò..») - fino all’isola di Man. Una volta fatto regolare naufragio sulle coste, ci vedemmo avvicinare da due eremiti che lì vivevano dai tempi della signora Thatcher. «Ci sarebbe venuta voglia di tornare a far parte della società» spiegarono, «di riunirci al genere umano, di contribuire al benessere collettivo. Dite che adesso riusciremo a trovare un posto di lavoro?»
Davanti alle coste di Tripoli, la popolazione locale ci salutò con un allegro cannoneggiamento che cessò solo quando il capitano minacciò di effettuare un "inchino" della nave. Ad Atene, con abile manovra, Schettino mandò la prua a schiantarsi dritto nel Partenone. Visitammo la città, divertendoci nello schivare le molotov che polizia e manifestanti si scambiavano in giocoso palleggio. Impossibilitati a proseguire nell’Adriatico - completamente gelato - tornammo indietro per superare Gibilterra e costeggiare il Portogallo, dove accogliemmo a bordo alcuni profughi che avevano preso il mare a bordo di zattere costruite incollando pile di bond governativi.
Continuammo nella navigazione - Schettino affettò un peschereccio spagnolo e squartò una petroliera olandese («Vabbuò..») - fino all’isola di Man. Una volta fatto regolare naufragio sulle coste, ci vedemmo avvicinare da due eremiti che lì vivevano dai tempi della signora Thatcher. «Ci sarebbe venuta voglia di tornare a far parte della società» spiegarono, «di riunirci al genere umano, di contribuire al benessere collettivo. Dite che adesso riusciremo a trovare un posto di lavoro?»
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