La Dittatora

La Dittatora

La Cia aveva un piano per screditare Saddam: farlo passare per gay. L’idea era di realizzare un filmato in cui un sosia del dittatore iracheno faceva sesso con un ragazzo. Da queste poche informazioni si possono dedurre un paio di cose: la prima è che per lavorare alla Cia occorre un basso standard morale, e questo ce l’aspettavamo. La seconda è che, per quanti proclami si facciano sul superamento delle discriminazioni sessuali, evidentemente essere gay è ancora considerato un elemento in grado di svergognare chiunque.
Ho scritto "chiunque" ma, ripensandoci, forse è un errore. Dalla notizia di cui sopra, in realtà, si può ipotizzare che la Cia puntasse soprattutto a screditare Saddam presso gli altri dittatori. In questo esclusivo club mondiale, passare per gay è ancora considerato riprovevole. Si può dunque comprendere l’imbarazzo del gran capo iracheno qualora, ingannati dalla Cia, i colleghi autocrati avessero maturato il dubbio di una sua presunta omosessualità.
Pensate che Kim Jong-il, capoccione nordcoreano, mostrando al Nostro il suo arsenale di missili, si sarebbe negato il gusto di una triviale battutina? O che Fidel Castro avrebbe esitato a esternare un’oscena allusione al suo sigaro? Certamente no. Magari non avrebbe neppure resistito alla tentazione di riferirsi a Saddam con l’appellativo di "la Dittatora".
Ecco dunque un altro traguardo per il quale i sostenitori dell’orgoglio gay dovranno battersi: sdoganare l’omosessualità presso i calpestatori di diritti umani.

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