La finestra

La finestra

Che cosa sta succedendo al tempo? L’universo si è forse avviluppato in un corto circuito che ha riportato indietro il calendario? Pensiamoci: abbiamo una crisi finanziaria come nel 1929, il naufragio di una nave come nel 1912 e, a guardare i personaggi al governo, non sorprenderebbe vederli portare il monocolo, ostentare baffoni alla Vittorio Emanuele II e indossare redingote nere.

Davvero: che cosa sta succedendo al tempo? I sindacati non contano più niente, o così almeno si dice, e di tanto in tanto dalle fabbriche e dalle officine emergono fosche descrizioni di ambienti impossibili, non lontani dagli inferni descritti da Charles Dickens, al quale, detto per inciso, non risulterebbero estranei i sempre più numerosi mendicanti che, sbucando dagli angoli delle strade, ci sbarrano il passo con la richiesta di una moneta. Non è questo il mondo in cui ci avevano fatto credere saremmo cresciuti. Era invece il mondo in cui erano cresciuti loro e ce lo raccontavano con tutte le sue durezze: affascinante, senza dubbio, ma per noi del tutto immaginario.

C’era stata la guerra, dicevano, e c’era stata anche la Fame: pronunciavano questa parola con un’enfasi tale che noi, nella testa, subito la immaginavamo con l’iniziale maiuscola. C’erano poi stati anche inverni da lupi e lunghe epidemie, grandinate paurose e desolanti carestie. C’erano state, queste cose, ma noi non le vivevamo: ce le raccontavano soltanto, ed era come vederle attraverso la schermatura di un vetro. Ora, per piacere, qualcuno chiuda la finestra.

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