La foto proibita

La morte di Margaret Thatcher ha risollevato, a oltre vent’anni dalla fine del suo ultimo mandato da primo ministro, intatti sentimenti di ammirazione e intatti accenti di odio in chi, ai tempi, ebbe modo di apprezzare o di contestare le sue scelte politiche. Segno indubitabile di una personalità fortissima, portatrice di una fiducia incrollabile nelle proprie convinzioni.

Al di là del giudizio personale che ognuno di noi conserva riguardo la baronessa Thatcher, il suo ricordo pone una questione interessante: figure così incisive sono in grado di stimolare inconsci sentimenti di emulazione? In altre parole: ci sono donne oggi in politica che, magari senza saperlo, hanno deciso di intraprendere tale carriera ispirate dalla Lady di Ferro? Si può addirittura immaginare che qualcuna di loro abbia addirittura subito una sorta di influenza al contrario e abbia deciso di darsi all’impegno pubblico per dimostrare che le donne, in politica, non sono tutte come Margaret Thatcher.

Allo scopo di stabilire quanto una figura-simbolo possa influenzare il comportamento, alcuni ricercatori hanno piazzato i poster dapprima di Angela Merkel e poi di Hillary Clinton in una sala dove un gruppo di studenti (tra cui molte ragazze) era chiamato a pronunciare brevi discorsi contro l’annunciato aumento delle rette universitarie. In seguito, a un altro gruppo di studenti è stato chiesto di fare altrettanto, ma questa volta i poster sono stati rimossi.

I risultati non lasciano spazio a dubbi: le ragazze hanno parlato più a lungo davanti ai poster di Merkel e di Clinton rispetto a quanto abbiano fatto di fronte a una parete nuda. Nel dettaglio, la cancelliera ha provocato un incremento del 49 per cento nella lunghezza dei discorsi mentre l’ex segretario di Stato americano si è fermato al 24.

Conclusione: le personalità politiche ispirano eccome. Perfino in fotografia e perfino inconsciamente. Che a nessuno venga in mente, a questo punto, di esporre un poster di Scilipoti.

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