Di tutti i posti da cui poteva venire un nuovo e accurato studio psicologico sull'egoismo, scopriamo che viene dall'Ungheria il che, in tempi di muri e paure, sembra storicamente appropriato. Ma è una considerazione, me ne rendo conto, peregrina e a suo modo egoistica, in quanto pregiudizialmente definita.
Nulla, in realtà, lascia pensare che lo studio condotto dall'Università di Pécs sia stato influenzato, o addirittura corrotto, dall'oggetto stesso dell'esame - l'egoismo, appunto -, anche se ci sarebbe da augurarselo. Poter pensare che i risultati della ricerca siano stati esagerati per un'egocentrica ricerca di attenzione, attenuerebbe la loro portata drammatica. Gli studi condotti su personalità che dimostrano tendenze “machiavelliche” (così le chiamano i ricercatori per praticità e sintesi, senza curarsi troppo – egoisticamente? - del torto fatto al filosofo e drammaturgo fiorentino) dicono invece che l'egoismo è un istinto feroce, istantaneo, e che l'egoista è un predatore instancabile. Impegnati in un gioco inserito in un computer programmato per mosse alternativamente leali o candidamente oneste, i “machiavellici” non hanno mai esitato un secondo a sfruttare ogni debolezza mostrata dal “rivale” elettronico. L'analisi elettroencefalica suggerisce che il cervello dell'egoista è programmato per sfruttare a proprio vantaggio ogni esitazione, ogni concessione all'onestà e alla fiducia. Si potrebbe quasi dire che non c'è colpa, in questo comportamento, perché non c'è scelta: l'egoista non conosce altro modo di metabolizzare le relazioni umane.
Una scoperta che non getta una luce favorevole sul futuro, considerato un presente in cui l'egoismo (e il suo compagno di viaggio, il narcisismo) se non vezzeggiato è quantomeno subliminalmente incoraggiato. Come reagire? Unendoci a nostra volta alla schiera degli egoisti? Oppure – supremo narcisismo e straordinario egoismo spirituale – tuffandoci in braccio all'altruismo, certi di sfruttarne, presto o tardi, la generosa ricompensa?
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