La gente

La gente

La "gente" sta proprio deludendo tutti. Con "gente" intendo quella massa indistinta «là fuori» dalla quale chi «sta dentro» ambisce a farsi amare. Per i politici la "gente" sono gli elettori; per gli scrittori, i giornalisti e i tromboni in genere la "gente" sono i lettori; per i personaggi della tv la "gente" sono i telespettatori, e così via. Perfino chi mette un messaggio su Facebook ha la sua "gente": quella da cui si aspetta, e a volte pietisce, un "mi piace" sulla bacheca.

In questi ultimi tempi la "gente" è diventata più "gente" che mai per via degli Indignati: «Noi siamo la gente» dicevano, «noi siamo il 99%». Tutto andava bene, i titoli fiorivano sui giornali e ognuno guardava a quella "gente" come la "gente" nuova da cui farsi voler bene; di più: da cui farsi adorare. Purtroppo tra questa "gente" c’era altra "gente" che ha combinato un gran pasticcio e non si può dire «noi vogliamo la prima gente e non la seconda», perché la "gente", in realtà, è "gente" e basta, anzi è niente del tutto, e chi ha voglia di farsi adulare deve prepararsi a tremende delusioni, deve sapere che la "gente" potrebbe rivoltarglisi contro e prenderlo a sputi come è capitato a Marco Pannella.

La "gente", insomma, non sempre si comporta da «brava gente» e men che meno da «nostra gente», e questo delude molto le persone che dicono di saper «parlare alla gente» perché scoprono, di colpo, che non solo «la gente non ha capito» ma che «la gente neppure stava a sentire». Meglio sarebbe, allora, parlare alle "persone", ma in questo caso c’è il serio rischio che qualcuno ascolti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA