La lezione di Jackie

La lezione di Jackie

Secondo un recente censimento, nella mia casa abitano, in ordine crescente di importanza, io stesso, mia moglie e quattro gatti. Per quanto riguarda questi ultimi, posso assicurare che si tratta di felini educatissimi. Di tanto in tanto, è vero, rompono qualcosa ma, a loro onore, va detto che si tratta sempre di oggetti che hanno valore solo per me e per mia moglie.

La vita dei gatti procede tranquilla, sporadicamente interrotta da qualche evento eccezionale. Uno di questi è accaduto l'altro giorno, con la visita del veterinario per la somministrazione del vaccino. Nonostante la giovialità del medico, c'è stato un fuggi fuggi, un'esibizione di unghie e un concerto per soffi da strappare il cuore. E questo soltanto per quanto riguarda mia moglie.

No, scherzavo: ad agitarsi sono stati i gatti. Tuttavia, dopo qualche minaccia e la promessa di “croccantini speciali”, per tre di loro è stato possibile procedere alla vaccinazione. Il quarto, però, non ha sentito ragioni.

Questo gatto riottoso si chiama Jackie. Di livrea tutta nera, era nostra intenzione chiamarlo Jack Black con riferimento all'attore ma, trattandosi di una lady, abbiamo virato sulla versione femminile. Jackie si è dunque rifiutata di farsi praticare l'iniezione dal veterinario. Ha preferito - e qui viene la parte incredibile della storia - che gliela facessi io. Io che, va detto, di iniezioni so quanto di fisica nucleare: niente. Per fortuna, l'operazione è andata bene: Jackie, di colpo docile, è stata vaccinata e, sull'onda dell'entusiasmo, anche una mela di passaggio ha ricevuto qualche goccia del liquido medicamentoso. A me è restata, oltre alla siringa vuota, una riflessione sul fatto che la fiducia è davvero una gran bella cosa, un istinto naturale di cui c'è bisogno più delle medicine.

Tutto questo me l'ha insegnato Jackie anche se a voi, per onestà, consiglierei un comportamento non altrettanto docile qualora mi vedeste sopraggiungere con una siringa.

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