La macchina della verità

La macchina della verità

Ora è un poco passata di moda, ma un tempo la macchina della verità - o "lie detector" - era piuttosto sfruttata nei racconti polizieschi, nei telefilm e anche nei film veri e propri.

Da bambino trovavo affascinante - e anche piuttosto pericoloso - che attraverso una macchina fatta con ingranaggi, fili elettrici e interruttori si potesse sondare il comportamento umano fino a rilevare, con esattezza scientifica, la presenza di una menzogna. Mi auguravo che l’uso dell’apparecchio rimanesse confinato alle stazioni di polizia e che a nessuno venisse in mente di produrne una versione domestica: nel caso, sarebbe venuta alla luce tutta la mia infantile carriera criminale, ovvero una teoria di piccoli disastri di cui ero colpevole ma che avevo attribuito ad altri. Il lato ironico della vicenda è che non sapevo di essere io stesso una "macchina della verità" in carne e ossa.

Non io in particolare, si intende: secondo uno studio psicologico, tutti i bambini sono in grado di intuire, dall’intonazione della voce di un adulto, se questi ha intenzioni sincere oppure se sta in qualche modo travisando il suo comportamento. È questa un’abilità istintiva di percepire sfumature, tremori, artificiose impennate dell’ugola e imbarazzati sussurri. Crescendo, un poco alla volta questo misterioso sesto senso per la sincerità svanisce. Forse perché, nel tempo, diventa sempre meno conveniente confrontarsi con la verità.

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