Si parla molto della Manovra. I giornali insistono sulla Manovra: cercano di spiegare le "linee guida" della Manovra, i "principi" della Manovra, le "conseguenze" della Manovra. Io, per una curiosa quanto insopprimibile devianza cognitiva, mi fermo alla parola Manovra. Faccio sempre così: prima la parola, poi il suo significato corrente; prima il contenitore, poi il contenuto.
Ebbene, la parola Manovra mi porta subito a bordo di una nave. Una di quelle grosse, destinate al trasporto di passeggeri. Pur essendo a digiuno di marineria, immagino che, di tanto in tanto, queste imbarcazioni necessitino di una Manovra. In alto mare, quando tutto fila liscio, il comandante può concedersi un sonnellino e l’equipaggio si rilassa con le carte, ma quando vien l’ora della Manovra - l’attracco, per esempio - tutti devono essere al loro posto. Il comandante raddrizza il berretto e impartisce ordini; l’equipaggio corre su e giù con apparente frenesia ma in realtà rispondendo a un’accurata tempistica; i passeggeri, affacciati al parapetto, sorridono ottimisti confidando nell’esperienza degli uomini di mare. E’ così che, sotto le mani del comandante, svariate tonnellate di acciaio si persuadono ad obbedire e contengono il proprio slancio per rispondere, docili, al richiamo delle redini gettate loro sul collo, scivolando con dolcezza nell’alveo designato dalle intenzioni del manovratore.
Ecco, questa per me è la Manovra. A questo punto, non so se a quella di cui parlano i giornali manchino più il comandante, l’equipaggio o i passeggeri ottimisti.
Ebbene, la parola Manovra mi porta subito a bordo di una nave. Una di quelle grosse, destinate al trasporto di passeggeri. Pur essendo a digiuno di marineria, immagino che, di tanto in tanto, queste imbarcazioni necessitino di una Manovra. In alto mare, quando tutto fila liscio, il comandante può concedersi un sonnellino e l’equipaggio si rilassa con le carte, ma quando vien l’ora della Manovra - l’attracco, per esempio - tutti devono essere al loro posto. Il comandante raddrizza il berretto e impartisce ordini; l’equipaggio corre su e giù con apparente frenesia ma in realtà rispondendo a un’accurata tempistica; i passeggeri, affacciati al parapetto, sorridono ottimisti confidando nell’esperienza degli uomini di mare. E’ così che, sotto le mani del comandante, svariate tonnellate di acciaio si persuadono ad obbedire e contengono il proprio slancio per rispondere, docili, al richiamo delle redini gettate loro sul collo, scivolando con dolcezza nell’alveo designato dalle intenzioni del manovratore.
Ecco, questa per me è la Manovra. A questo punto, non so se a quella di cui parlano i giornali manchino più il comandante, l’equipaggio o i passeggeri ottimisti.
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