Il lockdown prima e l’estate poi mi hanno impedito, per ragioni diverse, di tenere frequenti contatti con la signora Malinpeggio. Ho inoltre il sospetto che sia stata la signora stessa a impedirmi di venire a contatto con lei, semplicemente girandomi alla larga.
Solo un sospetto, questo, che potrebbe anche essere infondato. Non fa testo, credo, neppure quella volta in cui l’ho sorpresa acquattata dietro un cespuglio di bosso presso il Municipio.
«Qui sotto spuntano i porcini più belli» ha spiegato.
«A inizio marzo?»
«Ne sa molto di funghi, lei?»
«Niente del tutto».
«A inizio marzo, certo!»
Qualche giorno fa, invece, l’ho incontrata mentre usciva di casa e il fatto che per qualche istante abbia cercato di infilarsi nel portaombrelli non vale a sminuire la cordialità dell’incontro.
«Buongiorno signora, come sta?»
«Bene, a parte il fatto che devo procurarmi un portaombrelli più capiente».
Superfluo, ma ugualmente doveroso, sottolineare che entrambi indossavamo la mascherina d’ordinanza.
Sapendola sempre ben disposta per le chiacchiere spicciole, ho voluto gratificare la signora di una serie di considerazioni preliminari tra le più in voga.
«Signora mia, chi se lo aspettava che saremmo andati in giro conciati così? D’altra parte con la salute non si scherza. Lei pensa che troveranno il vaccino entro l’anno? Io la mascherina la metto sempre, però va bene la prudenza, non dico di no, ma non possiamo neanche rinunciare a vivere. Ne soffre l’economia...»
«Ha finito?»
«... e i posti di lavoro perduti non li recuperiamo più. Ma bisogna rassegnarsi: niente tornerà come prima. Dovremo adattarci a un nuovo stile di vita...»
«Manca molto?»
«Quasi fatto. Se solo questa tragedia ci insegnasse ad aver maggior rispetto per il prossimo allora non sarà stata inutile... Ecco, finito».
«Meno male».
«E lei che cosa ne pensa?»
«A che cosa si riferisce? Alla malattia? Della malattia non penso nulla, non mi sembra un terreno di contesa intellettuale. E delle mascherine...»
«Ecco! Che cosa pensa di queste benedette mascherine?»
«Trovo che siano un’occasione».
«Mi sorprende, signora. Cosa intende con occasione?»
«Lei è d’accordo con Camus quando dice che a una certa età ognuno è responsabile della sua faccia?»
«Direi di sì».
«Allora questa storia delle mascherine offrirà forse a certe facce una seconda occasione. Come le impalcature dei cantieri che, quando cadono, restituiscono facciate rinfrescate e palazzi rimessi a nuovo. La collettività apprezza e ne trae beneficio. Altrimenti...»
Qui i suoi occhi, da sopra la mascherina, hanno scoccato nella mia direzione uno sguardo che mi è parso carico d’intendimento.
«Altrimenti?»
«Altrimenti il centro storico fa presto ad andare in rovina e a perdere l’abitabilità».
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