La mezza giornata

La mezza giornata

Il vento ulula appena fuori dalla mia finestra. Oggi, il problema è lui. Prima, se ricordo bene, il problema era il freddo. Temperature sottozero. Prima ancora, la neve. Troppa neve.

Spingo la memoria ancora più indietro: prima della neve c'era un inverno troppo caldo. «Le gemme spunteranno in anticipo» vaticinava qualcuno, «e alla prima gelata il raccolto sarà rovinato». Anche perché, attenzione, venivamo da un autunno decisamente secco. Pioggia, neanche a parlarne. Questo annunciava una vendemmia ridotta, il che implica vini buoni ma in scarsa quantità e, di conseguenza, prezzi altissimi. Neppure si poteva essere certi, a dirla tutta, della qualità dei vini perché, se l'autunno certamente si presentava arido, l'estate era stata molto piovosa. Pioggia, sempre pioggia: nubifragi all'origine, ve ne ricorderete, del dissesto geologico. Città invase dall'acqua, torrenti imbizzarriti che si dimenavano come fanno, in giardino, i tubi di plastica quando di colpo viene aperto il rubinetto. Un disastro. E pensare che la primavera precedente era stata secca secca. Troppo secca. Tanto è vero che l'aria asciutta aveva danneggiato molte coltivazioni, tra cui quelle di taccole e piselli. Peccato, perché, con l'inverno mite che c'era stato prima ancora, già si erano moltiplicate le preoccupazioni per il riscaldamento globale e la produzione di prezzemolo nano.

Per farla breve, pare ci sia stata una mezza giornata buona nel 1954. Peccato non fossi ancora nato.

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