Con quanto sto per dire - anzi, per scrivere - potrei mettere a repentaglio la mia professione più di quanto già non sia . Ci sono cose però che vanno dette - ci risiamo: scritte - per la ragione che, dannose o no per noi, possono essere utili per gli altri. Si potrebbe inoltre sostenere che gli “altri” siamo “noi” una volta smessi i panni di un ruolo, o di una professione, che rappresenta il nostro immediato interesse. Così facendo il nostro interesse diventa più generale e si somma - meglio, si fonde - con quello degli altri.
Ecco perché vorrei condividere la scoperta di un sito - The Philosophers’ Mail - che, personalmente, mi ha entusiasmato. Il sito è costruito con in mente un’ipotesi affascinante: che cosa succederebbe se un manipolo di ardimentosi filosofi prendesse il controllo dell’edizione online di un grande giornale popolare? The Philosophers’ Mail risolve così il quesito: grafica, titolazione e immagini resterebbero nello stile della stampa popolare - “tabloid”, nella tradizione anglosassone - i contenuti prenderebbero una piega molto diversa.
Ecco dunque che le immagini della giovane attrice Emma Watson, sorpresa su una spiaggia caraibica in tenero atteggiamento con un altrettanto giovane fidanzato, diventano lo spunto per un trattatello sulla tenerezza e la presenza fisica del prossimo, e in ultima analisi sulla inesausta ricerca del vero amore, mentre un arrembante reportage intitolato “Un altro giorno di quiete su Io, quarta luna di Giove” mette in prospettiva le nostre tribolazioni quotidiane con l’immensità spaziale e i tempi ineffabilmente dilatati dell’Universo. Come trattenersi dal leggere un articolo dedicato ad Anne Hathaway e al suo cagnolino quando, dopo poche righe, si rivela essere una arguta riflessione sul “peso” delle notizie che, ogni giorno, vengono messe a nostra disposizione dai media? Impossibile, anche se, come consiglia lo stesso Philosophers’ Mail, «meglio non passare troppo tempo su questo sito». Perché? «Perché le notizie sono la miglior distrazione mai inventata e possono impedirvi di avere una utile conversazione con voi stessi».
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