La nuova posata

La nuova posata

La nuova posata, meglio chiarirlo subito, è il telefonino. Osservate le tavolate al ristorante o, in questo ultimo scorcio d’estate, i convivi amicali sotto il pergolato. Accanto a coltello e forchetta e alle occasionali posate da dolce, compare, a tiro di commensale, il telefonino. Senza offesa: in certe foto, questi raduni gastronomici sembrano rimpatriate della mafia, solo che ognuno dei partecipanti, invece di sganciare dalla cintura una pistola automatica, scarica sulla tovaglia un altrettanto micidiale "smartphone".
Non v’è dubbio, poi, che nel progredire del pasto - durante il quale piatti come i peperoni ripieni vengono considerati di "alleggerimento" - arriva il momento in cui, intorno al tavolo, sono proprio i telefonini le uniche presenze vigili. È il momento in cui iniziano a conversare tra loro, scambiandosi opinioni - quasi sempre malevole - sui proprietari, o "datori di sim card" come dicono loro.
«Il mio - attacca un Nokia costretto in una foderina dell’Inter - manda solo sms, decine al giorno. Che barba!». «Pensa che il mio - replica un esperto Motorola, l’antenna piegata di chi ha vissuto mille battaglie - ancora non ha capito come disattivare il vocabolario automatico». «Questo è niente - incalza un giovane Ericsson -: l’altro giorno al mio gli ho chiesto "bluetooth?" e lui mi ha risposto "no: blu tu; io so’ abbronzato"». E qui ridono, i telefonini, con quella loro risata che, chissà perché, ricorda tanto Christian De Sica.

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