La pasta del bruto

Presumo vi sarete già imbattuti nella notizia che segue ma, per sicurezza, ne propongo un riassunto: «ANSA - PRATO - Dopo che avevano provato a rubare in casa di sua sorella, ha postato su facebook un commento razzista: “Extracomunitari ladri str... dovete morire subito”. A vergare queste parole è stata una consigliera di circoscrizione a Prato, che è anche componente della segreteria provinciale del Pd. Dopo la diffusione del post, poi cancellato, il segretario pratese del Pd ha chiesto l’espulsione della donna dal partito».

La vicenda mi sembra un trattato completo sulla natura umana e, come tale, meritevole di riflessione, pur con le scarse forze mentali di cui dispone il sottoscritto. Dimostra, con la semplice evidenza della realtà, come sia facile aderire ai propri codici culturali, ai convincimenti modellati sulla ragione individuale e sull’uniformità dei circoli sociali se tutto rimane su un piano teorico. Quando invece l’affondo, la sfida direi, viene portata ai nostri interessi personali, al circolo familiare, ai beni, alla sicurezza e - peggio di tutto - all’orgoglio, allora la musica, anche in casa della consigliera di sinistra, cambia e gli extracomunitari, da «risorse del Paese» diventano improvvisamente «str...» e l’unico contributo che possono portare alla collettività è quello di «morire subito».

Stabilita questa malinconica realtà. questo meccanismo ipocrita che spesso tradisce anche la più sincera vocazione solidale, sarà il caso di chiedersi: è giusto arrendersi alla nostra natura - probabilmente di matrice darwiniana - che ci porta a difendere il nostro nido contro qualunque nemico, anche generalizzando sulla sua provenienza, o dobbiamo raccogliere la sfida e combattere, con la ragione e la cultura, quella nostra intima essenza che inclina al razzismo? Sarà, come spesso accade una scelta personale: da sempre c’è chi trova soddisfazione nel cercare di migliorarsi e chi, al contrario, sorride nel veder riconosciuta la sua pasta di bruto.

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