La penna

La penna

Si pensa alla tecnologia in termini di progresso. Si dà per scontato che essa proceda, migliori, si affini. Se ciò è vero nella maggioranza dei casi, è del tutto falso in altri, per i quali occorre constatare come, al contrario, essa conosca un vero e proprio regresso.
Di recente, mi è capitata in mano una penna. Diciamola tutta: ho rubato una penna. C'è chi dice che nelle camere d'albergo le penne siano lì per essere “rubate”, nel senso che sono destinate all'ospite il quale, portandole con sé, contribuisce a far pubblicità all'hotel. Sarà: io, comunque, provo sempre un senso di colpa nel rubarle, anche se non profondo al punto da impedirmi di farlo. La questione un'altra: la penna che ho rubato è ottima. Di design solido, si preme in cima ed esce una punta stabile che non rilascia né troppo inchiostro né troppo poco. Direte: dov'è il regresso? Nel fatto che questa penna rappresenta un'eccezione nell'attuale panorama delle penne. Le quali si presentano coloratissime ma, sotto ogni altro aspetto, sono scadenti: molte si aprono a rotazione, con meccanismi destinati presto a incepparsi, si “seccano” in pochi giorni e, in generale, presentano una fragilità sconcertante. Quando e perché si sia persa l'arte di fabbricare penne robuste, non è dato sapere. Forse perché esse sono ormai destinate a vergare non più di poche parole: i saluti su una cartolina, la firma su un assegno. Il resto spetta ai computer. Stai a vedere che sono fabbricanti dei medesimi a gestire l'industria delle penne.

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