La pietra filosofale

La pietra filosofale

Ammettiamolo, una volta per tutte: le cose, nella ricerca scientifica, non stanno come si vorrebbe far credere. L’immagine diffusa ad arte è quella di un immacolato laboratorio dove, come tante geniali formichine, i ricercatori si affannano attorno a microscopi, vetrini e macchinari di svariate dimensioni che scuotono, centrifugano, scaldano, raffreddano, sublimano e scompongono composti chimici di ogni genere. Particolare affollamento si nota attorno alla macchina che sminuzza, diluisce, scalda, zucchera ed espelle il caffè. In ogni caso, nessuno dubita che questi scienziati stiano operando per il supremo bene collettivo. Cercano una cura per il cancro, per esempio, oppure per le malattie cardiovascolari. Questo, almeno, è quello che vogliono farci credere.
In realtà, finché il mondo della scienza sarà dominato da una "casta" maschile non sarà possibile evitare che, in segreto, le energie di una parte dei ricercatori vengano dirottate su un diverso tipo di indagine: quella destinata, in teoria, a scovare un metodo, una tecnica - se non proprio a sintetizzare una pillola, un decotto o addirittura uno sciroppo - per conquistare le donne a colpo sicuro. È questa la "pietra filosofale" alla quale gli uomini lavorano dalla notte dei tempi. Lo dimostra il fatto che, di tanto in tanto, qualcuno sostiene di esserci riuscito. Di recente, uno scienziato ha affermato in tutta serietà che, per far colpo, non c’è nulla di meglio che presentarsi a una donna sudati da capo a piedi masticando sedano. Si tratta, per coincidenza, di uno dei più assidui alla macchina del caffè.

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