La realtà come è

Capita spesso che gli studi sulla mente umana rivelino, beh, il contenuto della mente stessa, il che, altrettanto spesso, è già ben conosciuto da chi una mente possiede.

Mi spiego meglio (la mia, di mente, non è delle più terse): gli studi di psicologia spesso finiscono per dimostrare cose che, in fondo, ognuno di noi sa, o meglio sperimenta, per il solo fatto di avere un cervello e dunque essere dotato di pensiero. Ecco perché la ricerca condotta alla Universität Trier, in Germania, sulla percezione delle cose che ci circondano in relazione alla nostra capacità di intervenire su di esse è giunta a conclusioni sorprendenti e nello stesso tempo banalissime.

Mi ri-spiego. I ricercatori sono partiti dall’assunto che la nostra percezione della realtà è variabile. In base a cosa? Facile: in base ai mezzi di cui disponiamo per intervenire su di essa, o anche della situazione in cui ci troviamo al momento. Una collina ci sembrerà più ripida se alle sue pendici arriviamo portando un pesante zaino. Se vogliamo, è il riproporsi di un vecchio dilemma filosofico: quello tra la cosa-in-sé (ovvero del mondo materiale allo stato oggettivo) e la cosa che invece si “forma” alla nostra coscienza attraverso i sensi.

Per dimostrare l’influenza che la personale condizione di ognuno esercita sulla realtà, i ricercatori di Trier hanno sottoposto alla valutazione di alcuni volontari la distanza tra loro e alcuni oggetti. L’errore nella stima aumentava tanto più i volontari erano messi nelle condizioni potenziali di “accorciare” rapidamente la distanza da essi: è risultato per esempio che a chi si trovava dietro a un volante gli oggetti apparivano più vicini di quanto non fossero.

Risultato, come dicevo, sorprendente e banale insieme. Ci stupisce forse che la gente arrogante “veda” il mondo come fosse al suo servizio o che i personaggi potenti intendano il prossimo quale strumento della loro vanità? C’è solo da sperare che per tutti, ma soprattutto per loro, la realtà prima o poi si riveli per ciò che è.

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