La ricarica

La ricarica

Estate e dunque tempo di rivedere "Il sorpasso". Prima di tutto perché è un film estivo, ovvero ambientato in estate, ma non estivo, ovvero "leggero" nel senso vanziniano del termine; poi perché è una scusa come un’altra per gustarsi un capolavoro. In questi giorni l’hanno proiettato perfino sulle facciate degli edifici visto che - ed ecco una terza buona ragione per rivederlo - ha compiuto cinquant’anni giusti.

Essendo quasi suo coetaneo, considererei "Il sorpasso" come un amico di lungo corso se mai fosse possibile avere un film per amico. Io credo di sì, in fin dei conti, anche perché la pellicola tratta proprio di un’amicizia, sia pure quella molto disarmonica tra il fanfarone Bruno Cortona (Vittorio Gassman) e il timido Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant). Credo di essere amico del film per come ritrovo sulla lingua le battute di Bruno («Hai visto "L’Eclisse"? Io ci ho dormito. Bel regista Antonioni») e risento la voce interiore di Roberto, sempre smentita dalle sue stesse azioni. Soprattutto, credo di esser amico del film perché restituisce un’Italia che conosco, o meglio che conoscevo: quella di anni più spensierati e incoscienti, percorsa da strade asfaltate di fresco, punteggiata da distributori Agip («Cane a sei zampe fedele amico dell’uomo a quattro ruote» sentenzia Bruno) e seminata di impreviste malizie, ardori e frescure, sfide virili e iniziazioni sentimentali.

Un’Italia "twist", ingenua e allo stesso tempo lanciata a rotta di collo: dalla Roma di Ferragosto fino alla pineta di Castiglioncello il film la descrive e la sintetizza perfettamente, a cominciare dal titolo, "Il sorpasso". Dubito che ci siano rimasti registi, sceneggiatori e attori in grado di catturare con altrettanta precisione l’Italia di oggi. Ne dubito ma, sorpresa, per questa pellicola irrealizzabile il titolo perfetto ci sarebbe: "La ricarica".

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