La risposta onesta

Ecco qualcosa che già sapete: la vita è piena di piccoli e grandi guai. I piccoli, si badi, sono spesso peggiori di quelli grandi. Sembrerà strano ma una ragione c'è: ai problemi che segnaliamo come maggiori (lavoro, salute, squadra di calcio) opponiamo un consolidato stoicismo. Chi con più sofferenza e chi con maggior coraggio, chi con disprezzo e chi con preghiera e lacrime, tutti affrontiamo le sfide estreme della vita con una resistenza intensa quanto doverosa.

Le seccature, invece, ci trovano impreparati. Ci sembra ingiusto – e spesso lo è – venir disturbati da imbarazzi minori quando abbiamo tante cose importanti di cui occuparci. Tanto più quando questi inconvenienti sono generati dall'intima assurdità dei meccanismi burocratici i quali, non importa quanta poca stima abbiamo di noi stessi, comunque non meriterebbero la nostra attenzione.

 

Facciamo pure il caso personale. Da settimane tento di “domiciliare” alcune bollette. Tutto potevo aspettarmi tranne che mi sarei inoltrato in un terreno di speculazione filosofica. Una bolletta – pensavo – è domiciliata oppure no. Niente affatto: le bollette possono esistere in un terzo stato nel quale sono contemporaneamente domiciliate e no. Di fatto, risultano legate al conto bancario, ma in pratica (ovvero al momento del versamento dell'importo dovuto) non lo sono. Che fare? Rivolgersi al call center? Certo, ma, anche, qui l'esperienza è sorprendente: gli operatori non hanno certezze, non dispensano direttive, non possiedono verità. Sono piuttosto terapisti della malata burocrazia - “Non si preoccupi: aspetti qualche giorno e vediamo che cosa succede” - usano espressioni vaghe, attendiste (“Fossi in lei”, “Non possiamo saperlo”) e addirittura filosofiche: “In questi casi è meglio non dare nulla per scontato”. Un panorama relativista in cui l'utente – minacciato dalla chiusura del contatore e dall'ammutolirsi della linea telefonica – si trova un poco a disagio. Apprezzerebbe invece qualche espressione, se non risolutiva, almeno più sostenuta e, in fondo, onesta: “Sì, signore: non sappiamo che cosa sta succedendo. Perché? Ma è chiaro: perché siamo degli incapaci”.

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