La scheda in fuorigioco

La scheda in fuorigioco

Forse esagero ma, secondo me, abbiamo imboccato una china pericolosa: quella delle primarie. Il primo a importare in Italia le primarie è stato il Partito democratico che, incredibile a dirsi, oltre ad averle importate in qualche caso è riuscito perfino a perderle. Adesso le annuncia anche il Pdl e pure questa, vedrete, sarà una straordinaria invenzione: un sistema democratico applicato alla scelta di chi dovrà prendere ordini da Silvio Berlusconi.

Primarie, insomma. Primarie comunque e a tutti i costi. La formula sembra piacere molto: presto avremo le primarie di condominio, le primarie di consiglio di classe e le primarie di calcio per stabilire quale tra i genitori avrà l’incarico ufficiale di rompere l’anima al mister per far giocare titolari certi figli e non altri.

Bisognerebbe salutare ogni invito al voto, ogni occasione di partecipazione diretta al processo decisionale come un benefico omaggio alla dea Democrazia ma, scusate il solito cinismo d’accatto, qualche dubbio a me viene.

Queste primarie, così importate a scatola chiusa dagli Stati Uniti, dove sono un rito ben noto e attentamente regolato, da noi diventano qualcosa di diverso: non un meccanismo utile a gestire un processo di libera selezione, ma una fiera paesana che solletica ed esalta la nostra tendenza a dividerci anche, se non soprattutto, tra chi sta dalla stessa parte. Se si considerano le primarie una gara, una ben disciplinata concessione al darwiniano «vinca il migliore», allora bisogna che, finito il voto, il vincitore assuma la parte del vincitore e lo sconfitto quella dello sconfitto.

Chiamatemi scettico, ma temo che per il Pd e il Pdl - ma probabilmente anche per il condominio e il consiglio di classe - non sarà così: il vincitore non avrà rispetto dello sconfitto e lo sconfitto non ammetterà mai di aver perso: passerà e ripasserà il voto alla moviola finché non troverà una scheda in fuorigioco.

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