La scortesia dei consumi

In fatto di linee aeree a basso costo abbiamo avuto tutti, credo, le nostre esperienze. Attratti da tariffe “imbattibili” per località interessanti, ci siamo adattati a viaggiare senza confort, a riflettere se e quali extra concederci e, all’arrivo, abbiamo imparato a contenere il disappunto nello scoprire che l’aeroporto, lungi dall’essere un “hub” perfettamente collegato con forme di umana civilizzazione, si trova nel bel mezzo di una zona utilizzata, fino a pochi anni fa, per esperimenti nucleari.

In questo campo, dunque, potremmo pensare di non avere granché da scoprire, non fosse che, sempre, da qualche parte nel mondo, mentre ci crogioliamo nelle nostre certezze, qualcuno si adopera per alzare - o, in questo caso abbassare - l’asticella della nostra percezione. È il caso dei manager della Spirit, una compagnia aerea americana il cui volume d’affari, assicurano gli esperti, stra crescendo come nessun altro.

La Spirit offre tariffe “imbattibili” per voli interni agli Stati Uniti - e fin qui niente di nuovo - ma ha portato a un nuovo livello il concetto di “servizi a pagamento”. Sulla Spirit si paga per portare con sé un bagaglio: non solo da mettere nella stiva, per quello ça va sans dire, ma anche per quelli a mano, a meno che non li si voglia trasportare sulle ginocchia. Altrimenti, un posto nel comparto “sopra di voi” costa dollari. E dollari (tre per la precisione) costa una bottiglietta d’acqua e altri dollari (trenta) costa il diritto di scegliersi il posto in anticipo.

Risultato: i passeggeri odiano la Spirit. In un sondaggio condotto tra migliaia di persone, la compagnia è finita all’ultimo posto della classifica di gradimento. Eppure, il suo fatturato aumenta in continuazione. «I passeggeri scendono lamentandosi e giurando che non metteranno mai più piede in un nostro aereo» racconta un’assistente di volo, «ma poi tornano tutti: riconosco le facce». E' curioso il fatto che il successo di questa compagnia sia del tutto indipendente dal giudizio che ne danno i clienti. Ormai siamo oltre la civiltà dei consumi: è ufficialmente l’era della scortesia dei consumi.

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