La signora Malinbene

Sarà quest'aria da primarie, ma da qualche giorno non riesco a balzare dal letto, la mattina, con il consueto entusiasmo. Anziché sorseggiare il solito buon tè e annusare boccioli di rosa - o a volte fare il contrario - i miei pensieri si dirigono su orizzonti lugubri e il mondo intorno sembra farsi fosco, come se il sole fosse velato dall'eruzione di un vulcano o mi trovassi a vagare in una tasca di Bruno Vespa. In questo stato d'animo ombroso e malinconico passeggiavo ieri vicino a casa quando di fronte a me si è parata la figurina esile della signora Malinpeggio. Posseduta dal pessimismo cosmico (o forse è lei a possederlo) la signora non è precisamente la prima persona che desiderereste incontrare quando la vita vi mostra il lato più torbido eppure, nel vederla, ho provato un istantaneo desiderio di confidarmi con lei.

«Oh, signora» ho esordito in tono afflosciato, «ha mai avuto la sensazione che tutto vada in malora e che questo nostro povero mondo non sia altro che un immenso scherzo di cattivo gusto?» Naturalmente, non c'era bisogno che rispondesse su questo punto. Così, mi ha fatto piacere che, pur squadrandomi come fossi il bidoncino dell'umido, si informasse: «Che cosa c'è che non va?» Ho sospirato: «Non so. Ma ho la sensazione, vaga, che tra il tempo che scorre e mai ritorna, la decadenza inevitabile delle cose umane, questa crisi che non termina e anzi inasprisce, la società che sembra aver rinunciato a ogni forma di grazia, davvero non sia rimasta alcuna speranza per noi mortali».

«Non faccia così» ha detto la signora Malinpeggio, «stia su. In fondo lei ha la salute e un lavoro. Soprattutto, ha un naso per apprezzare i profumi, due occhi per vedere la bellezza e altrettante orecchie per ascoltare l'incanto della Natura». Ho spalancato gli occhi: «Signora, quello che ha detto è molto bello. La ringrazio infinitamente». «Non si disturbi. È che mi infastidisce vedere il pessimismo maneggiato dai dilettanti».

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