La soffitta

La soffitta

Se cercate un'opportunità d'investimento considerate questa informazione: tra poco verrà battuta all'asta la bara di Lee Harvey Oswald, l'assassino di John Kennedy. Avvertenza: la bara verrà messa in vendita senza il suo contenuto: il signor Oswald, morto ammazzato nel 1963, l'ha abbandonata nel 1981, quando il suo corpo venne riesumato e risotterrato in un'altra scatola. Per quasi vent'anni, comunque, la cassa in questione ha effettivamente ospitato il cadavere di Oswald. Comprenderete come questo la certifichi oggetto di grande interesse: chi non vorrebbe avere il catafalco di un omicida in salotto? Pensate che soddisfazione mostrarlo, senza preavviso, agli amici convenuti per pranzo. Muovendo da questa considerazione, i responsabili dell'asta hanno stabilito il prezzo di partenza di mille dollari “ma - dicono - contiamo che la somma salirà di molto”.
A noi non resta che chiederci come mai gli oggetti appartenuti o in qualche modo collegati a uomini famosi esercitino tanto fascino perfino quelli, come il cataletto del signor Oswald, non propriamente scelti da loro. Il mercato sfrutta questa misteriosa attrazione per piazzare ogni sorta di cianfrusaglie: i calzini di Beethoven, i guanti di Tolstoj, il fazzoletto di Mata Hari e le biglie con cui, bimbetto, si dilettava Camillo Benso conte di Cavour. Ma forse la Storia è così: dal Colosseo allo scaldino di Bismarck, nient'altro che una soffitta piena di cianfrusaglie. Dalla quale, questo lo sappiamo, non torna mai nessuno.

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