La solitudine del carnefice

Avevo solo nove mesi quando uccisero il presidente Kennedy e non posso dire che, allora, la notizia mi fece molta impressione. Avevo molto da fare con cose che si svolgevano a poca distanza dal mio naso e dedicavo pochissima attenzione alla politica nazionale, figuriamoci a quella internazionale. Fu soltanto tempo dopo, non moltissimo per la verità, che mi resi conto dell’importanza di quanto era accaduto e delle sue dirette conseguenze: se potevano far fuori il presidente degli Stati Uniti con una fucilata sparata da un palazzo, allora tutto era possibile. Ne dedussi di essere capitato in un mondo pericoloso e che dovevo stare attento. Decisi che, per sicurezza, mai nella vita avrei fatto il presidente degli Stati Uniti: come vedete, a tutt’oggi mi sono fermamente attenuto a quella lontana risoluzione.

Cinquant’anni dopo, lascio volentieri ad altri, ben più colti di me, l’onere di commentare le circostanze di quell’assassinio e, soprattutto, il compito di pesare la figura di Kennedy sulla gran bilancia della Storia. Ripensando a quel famoso sparamento, mi è però sorta una domanda: l’assassinio politico è oggi uno strumento ancora utilizzato?

C’è poco da scandalizzarsi per il cinismo della questione: la Storia dimostra che spesso nel gioco politico è entrato anche l’omicidio. La fine di Giulio Cesare è lì a dimostrarlo e ben quattro presidenti americani (oltre a Kennedy, Lincoln, Garfield e McKinley ) sono morti ammazzati mentre altri (inclusi Reagan, Bush padre e figlio, Clinton e Obama) sono sfuggiti ad attentati progettati o eseguiti.

La risposta alla mia domanda - trovata in un articolo intitolato “Storia e futuro dell’assassinio politico” - è che l’ammazzamento del leader non è passato di moda. Con la precisazione che, oggi, le tecnologie di comunicazione e il web rendono più facile per i governi tenere sotto controllo gruppi sovversivi mentre la stessa Rete fornisce a killer solitari preziose informazioni su come e quando colpire. L’omicidio, insomma, è diventato un lavoro individuale: alla solitudine del capo si aggiunge oggi quella del carnefice.

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