La Terra è rotonda: una certezza per ripartire

Una, almeno una, pare che l’abbiamo sistemata. In un contesto globale dove anche l’affermazione più risibile, anti-scientifica, guastata da complottismo paranoico e inquinata da pregiudizio estremo, è libera di prendere il volo e di farsi accreditare come “fatto” o, addirittura, “verità”, non è un risultato da poco.

Pochi giorni fa, il sito bigthink.com ha annunciato che il video più visto del 2018, tra quelli pubblicati sotto la sua testata, è opera di un’astronoma consulente della Nasa, la dottoressa Michelle Thaller, e ha per titolo: “Tre prove che ridimensionano la teoria della Terra piatta”.

I più disattenti tra noi forse pensavano che, ormai, la rotondità della Terra - «una sfera leggermente schiacciata ai poli», come ci insegnavano a scuola - fosse faccenda ormai accertata e, soprattutto, accettata. Non è proprio così, visto che, a quanto pare, di irriducibili “terrapiattisti” al mondo ce ne sono ancora parecchi, disseminati, spero si colga l’ironia, su tutta la superficie del globo.

Michelle Thaller si è dunque armata di pazienza e trattenendo con indubbio eroismo la voglia di sghignazzare e/o di alzare le braccia al cielo in segno di esasperazione, ha messo in fila le ragioni più solide per cui la Terra non può essere piatta. Tra queste, il fatto che gli altri pianeti, alcuni dei quali osservabili con telescopi ordinari, sono tutti rotondi e non si capisce perché proprio la Terra dovrebbe fare eccezione. Inoltre, è accertato che, a una data ora, in diverse parti del mondo il Sole occupa un punto diverso del cielo: questo non potrebbe accadere se la Terra fosse piatta come un tavolo da ping-pong.

Eppure, riconosce la stessa Thaller, la convinzione che la Terra sia piatta ancora ricorre, tanto più inspiegabilmente perché non è affatto un’idea antica. Migliaia di anni fa, i greci già avevano accumulato numerose prove della rotondità terrestre e non si sognavano di affermare che la Terra è piatta più di quanto sostenessero che Toninelli è il miglior ministro nella storia della Repubblica.

Il terrapiattismo è dunque sintomo di una malattia del tutto moderna, quella che cerca l’originalità intellettuale nella paranoia e illude chi ne è afflitto di brandire una coraggiosa indipendenza di giudizio. A quanto pare, il video di Michelle Thaller ha funzionato, e molto bene, e oggi la reputazione del terrapiattismo, già scarsina, va a rotoli, indubbiamente facilitata in questo movimento dalla curvatura della superficie del pianeta.

Quello dell’astronoma americana, a questo punto, deve essere un esempio per tutti noi: è possibile convincere il prossimo ad abbandonare posizioni balenghe e pericolose, come l’allarmismo sulle scie chimiche o sui vaccini, o come la certezza che Gattuso sia l’allenatore giusto per il Milan. Ci vuol pazienza e la pelle dura: per resistere agli insulti, rivolti soprattutto alla nostra intelligenza, e per trovare la compostezza necessaria per spiegare in termini chiari e precisi quello che, a volte, sembra perfino indegno di essere spiegato. Se non convinceremo nessuno, almeno avremo fatto un servizio a noi stessi, alla nostra attitudine a ragionare con chiunque, e potremo camminare a testa alta nel mondo. Senza paura, noi, di cadere nell’abisso.

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