Chiunque frequenti un social network sa quale sia la sua vera natura e sa anche ciò che lo aspetta per buona parte del giorno. Certo, saltabeccando qui e là tra le decine e decine di post che ogni ora compaiono sulle bacheche virtuali, ognuno di noi troverà qualche commento spiritoso, qualche articolo interessante, una foto buffa o spettacolare e un commento politico più o meno sensato. La maggior parte del tempo, però, la trascorrerà a guardar torte.
Con i gattini, le torte sono il panorama più comune dei social media, di Facebook in particolare. Che cosa dice di noi questa esibizione dolciaria? Naturalmente, che ci piace farci elogiare per le nostre doti: in mancanza di altre, anche per quelle di pasticcieri. Che, a dir la verità, non sono né poche né banali: produrre in buon dolce è una sorta di miracolo d’equilibrismo, in cui i dosaggi devono essere precisi quanto attenti devono essere i colori sulla tavolozza. Ma dice anche che tra noi c’è molta gente con il gusto per il dolce. Il che è una buona cosa.
Non è una mia supposizione: lo prova una ricerca psicologica. Uno studio della Brock University, in Canada, ha stabilito che le persone cui piacciono i dolci tendono ad avere una personalità incline, appunto, al dolce. Questo significa che sono più tolleranti, altruiste e solidali. Chi lo sa, forse l’indulgenza verso il piacere repentino e in qualche modo peccaminoso inferto dal dolce ai nostri sensi rende queste persone più aperte, disposte a comprendere, a perdonare: in una parola, le rende più disponibili all’empatia. Dunque, ben vengano i dolci su Facebook: più ne vediamo e più possiamo dedurre che tra le persone con cui siamo in contatto siano buone, accoglienti e generose. Adesso, bisognerà però a stare attenti a non mettere in giro la voce che la tolleranza e la solidarietà fanno ingrassare. Non c’è dubbio: precipiteremmo all’istante nell’anoressia dei sentimenti.
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