L'interminabile, costante arrivo di nuovi volumi, ogni settimana, in libreria testimonia della persistenza, nel pubblico, di un'antica credenza: quella che i libri possano in qualche modo fare la differenza nella vita. Ovviamente è così, solo che ci si prenda la briga di leggerli, i libri, e di amarli. Ma molti intendono questa credenza in un modo diverso: leggono nei libri - è il caso di dirlo - una chiave per il successo personale e per il riconoscimento esteriore del proprio mondo interiore. I libri, insomma, vorrebbero scriverli.
Nella realtà, scrivere è un mestiere nel quale per avere successo occorre assoggettarsi ad alcune esigenze, diciamo così, commerciali. Non che io sappa molto sul successo e su come ottenerlo ma, per chi volesse provarci, ho elaborato una strategia che, me lo sento, potrebbe rivelarsi azzeccata.
Un successo letterario parte da un buon titolo e io vi sfido a trovarne uno migliore di questo: “Harry Potter e le cinquanta sfumature di Da Vinci”. Ma il titolo non basta: occorre che il “plot” sia sorprendente e appassionante. Di solito, funzionano quelli in cui l'eroe intraprende una missione, ovvero una ricerca, e la porta a termine con religiosa determinazione. Nel romanzo di cui sopra, Harry, ormai cresciuto, si dedica anima e soprattutto corpo al sadomasochismo. Egli è per la precisione un sadico che ama infliggere tormenti facendo un uso spregiudicato della bacchetta magica. Un giorno, qualcuno lo informa che esiste una pagina ancora sconosciuta del Codice leonardesco in cui il maestro di Vinci spiegherebbe inedite e raffinatissime tecniche per stimolare il piacere attraverso il dolore. Inizia così la ricerca, ricca di colpi di scena (e anche colpi di bacchetta) fino a quando Harry entra in possesso del prezioso documento. Nel quale si rivela la formula della tortura più sublime, ovvero la tecnica per raccontare la storia perfetta. Con suo stupore, Harry scopre dunque che il romanzo ideale è quello che ci trasporta in mondi che mai avremmo immaginato di visitare, eppure ce li rende intimamente familiari.
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