Se avete due minuti da perdere - e non dite che non li avete perché, volenti o nolenti, probabilmente a causa di una necessità meccanica costruita in noi, qualche istante durante il giorno lo si “perde” sempre -, se dunque avete questi minuti spiccioli da dilapidare andate su hedonometer.org e guardate come va la felicità.
Il sito di cui sopra registra gli alti e bassi di questa emozione nel mondo, se per mondo consideriamo soprattutto l’America, dove lo strumento, dal 2009, principalmente opera.
Naturalmente, la misurazione della felicità è più che altro millantata. Nulla di più affascinante, se ci pensate: basterebbe un clic per sapere “come sta” il mondo, se è di umore buono o torvo, accomodante o burbero. Questo a patto che si consideri il mondo stesso come un organismo con capo e coda e, soprattutto, un polso da auscultare e un cervello nel quale misurare oscillazioni elettromagnetiche in stretta relazione con l’istantaneo stato emotivo. Non è proprio così: il mondo è un insieme di emozioni la cui sommatoria non necessariamente dà un totale significativo.
Un altro limite che hedonometer.org riguarda la fonte stessa delle misurazioni: le espressioni di gioia o, al contrario, di rammarico e cordoglio espresse da quanti, e sono milioni e milioni, frequentano ogni giorno il web, alimentando siti, social network, blog, eccetera. In altre parole: la felicità (e l’infelicità) che hedonometer.org registra è quella dichiarata, scritta, “postata”. Non a caso, per il sito Natale è sempre il giorno più felice dell’anno: lo è perché lo dichiariamo tale con valanghe di auguri, di Babbi Natale, di regali infiocchettati. Specularmente, i giorni più infelici sono quelli in cui tragedie di particolare clamore invadono i media e tutti corriamo a esporre il nostro pubblico smarrimento.
Questo, però, non ha nessuna relazione con l’intima natura della felicità : quel sole che sorge dentro di noi spesso imprevisto, sempre inspiegato; il brivido che ci scuote senza pretendere nulla se non la muta gratitudine di essere vivi.
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