La verità ti fa male

La verità ti fa male

A quanto sembra, l'accesso ai social network grazie ai cellulari sta avendo un effetto preciso: quello di trasmettere nell'etere la verità. Naturalmente, bisogna accordarsi sul significato di “verità”: in questo caso, va inteso più come “sincerità”, ovvero il pensiero immediato che, senza filtri, sovviene quale reazione a un fatto che ci accade. Dopo tutto, la spontaneità di queste risposte è quanto di più vicino alla “verità” di ognuno di noi.

Due esempi. Negli Stati Uniti una ragazzina ha scritto su Twitter di aver incontrato il governatore del suo Stato, il Kansas, e di «avergli detto in faccia che fa schifo». Era solo una vanteria ma, a precisa richiesta di scuse da parte del governatore, la ragazzina ha rifiutato. A Napoli, invece, la fidanzata del calciatore Lavezzi, rapinata a mano armata di un Rolex, ha espresso tutta la sua rabbia su Twitter definendo quella partenopea una «città di m...» In questo caso, prontamente sono seguite le scuse.

Scuse o no, poco cambia. Il fatto è che, grazie a Twitter e a un cellulare, è diventata pubblica, addirittura globale, la reazione spontanea, quindi autentica e quindi “vera”, di queste persone. Reazione che, in passato, sarebbe stata soffocata nell'intimo o rivolta a una cerchia ristretta. Ci dobbiamo dunque preparare: sempre più spesso sentiremo sibilare nell'aria, come schegge di granata, brani di umana autenticità. Qualcuno di sicuro rimarrà ferito ma, coraggio, si è sempre detto che la sincerità è una virtù e la verità un valore. O no?

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