Penso che il dedicare le vostre vite all’infinocchiare brava gente per depredarla degli onesti guadagni convincendola ad acquistare oggetti e servizi inutili, di bassa qualità e presentati in modo ingannevole, rappresenti un uso eccellente delle vostre facoltà».
Chi avrebbe il coraggio di rivolgersi con queste parole all’assemblea dell’Associazione nazionale dei pubblicitari? Chi lo farebbe quando, di lì a poco, l’Associazione medesima gli consegnerà con tutti gli onori un premio, l’equivalente degli Oscar per i “caroselli”?
Forse una persona molto ingrata, o antipatica all’estremo. Oppure un genio. La risposta giusta è la terza.
La citazione è infatti tratta dal discorso di ringraziamento che il comico americano Jerry Seinfeld ha rivolto alla platea che gli aveva appena assegnato un Clio Award, un prestigioso riconoscimento legato al settore pubblicitario.
Ben contenti di ospitare Seinfeld, uno dei comici migliori (e più popolari) in circolazione, i pubblicitari non avevano forse calcolato che ci sono molte forme di umorismo e, tra queste, la più straordinaria è la verità.
Si pensa spesso alla verità come a un agente liberatorio, o a un peso insostenibile o ancora a un messaggio mistico. Certo, può essere tutto questo ma non deve sorprendere scoprire che, soprattutto, la verità è veicolo di euforia.Essa scopre infatti le miserevoli vergogne delle nostre esistenze ma, al contrario del sarcasmo, non ha un effetto umiliante. Al contrario, può diventare un solletico, un’ebbrezza savia, tanto che verrebbe da definirla una follia salutare.
Seinfeld ha scelto la verità per divertire l’Associazione dei pubblicitari, facendo loro il favore di rimettere in prospettiva il loro lavoro, spesso contraffatto da alibi economici e culturali. «Sapete perché mi piacciono molto gli spot pubblicitari?» ha chiesto Seinfeld alla platea, «Per la stessa ragione per cui mi piace mentire».
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