La voce guadagnata

Oggi per fortuna si prendono sul serio cose che un tempo sarebbero state liquidate con uno scappellotto, una risata o, nella migliore delle ipotesi, una scrollata di spalle. Il primo passo da fare per prendere sul serio una faccenda è darle un nome ufficiale, clinico per così dire.

È così che il “mutismo selettivo” è diventato una condizione riconosciuta, per la quale, specie nell’infanzia, si provvede a intervenire con attenzione e giusta misura. Una volta, il bambino intrappolato in questa situazione veniva definito “troppo timido”: in alcuni casi lo si lasciava al suo destino, con l’idea che prima o poi si sarebbe sbloccato da sé, in altri si cercava di forzarlo, ridicolizzando il suo problema e costringendolo a tuffarsi in situazioni sociali che non sapeva gestire.

Il “mutismo selettivo”, lo avrete capito, è quella cosa per cui una persona perfettamente in grado di parlare e di esprimersi in certe condizioni - nella cerchia familiare, con gli amici più intimi - si blocca in frangenti sociali più complessi: davanti all’altro sesso, per esempio, o se costretto a dire qualche parola in pubblico e comunque in contesti dove teme, a torto o ragione, di venire giudicato.

Scrivo del “mutismo selettivo” con discreta passione perché temo di averlo sfiorato nell’infanzia, anche se non lo chiamavo così perché, allora, non si chiamava così. Non so neanche io come ho potuto superarlo, ma ce l’ho fatta, anche se di esso qualcosa vive ancora in me e mi rende particolarmente nervoso quando devo parlare in pubblico. Spesso me ne faccio una ragione e ci riesco, qualche volta svicolo: riconosco l’antico panico e, nello sforzarmi di soffocarlo, mi sembra di fare un torto alla mia infanzia. Forse per espiare questo necessario delitto, mi rivolgo con simpatia a tutti i “muti selettivi” di oggi. Immagino debbano vivere con particolare smarrimento in questo mondo sempre più ciarliero, fatuo e rumoroso. Coraggio, presto aggiungerete la vostra voce al coro. E avrete un vantaggio: avendola guadagnata, non vorrete sprecarla

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