L'abbronzatura

L'abbronzatura

Un’attenta amica mi propone la seguente osservazione la quale, oltre che pertinente, è pure di stagione: «D’estate, quasi tutti i politici che appaiono in tv sono abbronzati, e nemmeno poco. Eppure pare che il governo lavori, che di mozioni (di fiducia, sfiducia faccia lei) ve ne siano. E che non manchino neppure le esternazioni nei vari passaggi ai tg nazionali. La domanda a questo punto è: come fanno a lavorare e contemporaneamente a colorirsi così? Che ci siano le lampade abbronzanti in Transatlantico? Oppure, miracoli tecnologici, il consiglio dei ministri si fa in videoconferenza da uno yacht all’altro? Mistero. Una cosa è certa: visto l’andazzo di malapolitica da cui siamo affetti direi che troppo sole fa male».
Cosa dire? Prima di tutto, bisogna tener conto che, anche quando lavorano, i politici - qui intesi come parlamentari - lo fanno al massimo dal martedì al venerdì mattina. Una settimana corta che lascia ampio spazio a escursioni balneari. Quand’anche il politico volesse fare gli straordinari rilasciando una dichiarazione durante il lungo weekend, basta che inviti il cronista o la troupe tv a raggiungerlo sulla battigia, richiesta che essi saranno ben felici di ottemperare.
Il fatto che l’abbronzatura faccia male o bene è opinabile. Più che altro, il color cuoio dell’epidermide sembra ormai una divisa. Tutti gli italiani notabili la portano: politici, calciatori, tronisti, fotografi più o meno pregiudicati, opinionisti d’assalto e presentatori tv. È così che si distinguono dalla massa. E si confondono tra loro.

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